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IV

SONETTI

I

PER SANTA CECILIA.

1
     Tutto l’orbe è armonia: l’Olimpo è cetra,
che del fabbro divin le lodi suona:
cetra è ’l fiammante viaggiator dell’etra
co’ vari mondi che gli fan corona.
     Cetera è l’oceán, se poggia e arretra,
e scogli e spechi, alto mugghiando, introna:
cetera è l’aer, che dal foco impetra
voce or d’austro or di borea, e in fulmin tuona.
     E quanto guizza, ormeggia e va su l’ale
plaude alla man che lo nutrica e bea:
notte ne parla al dí che smonta e sale.
     E l’uom, sembianza dell’eterna Idea,
sovran dell’universo, alma immortale,
la tua gloria, o Signor, tacer potea?

2
     Non tacque: ancor la sacra aura giudea
piena è del canto del pastor scettrato;
e la fida a Mosé spiaggia eritrea
suona l’egizio memorabil fato.
     Non tacque; e del futuro il vel fendea
d’inni celesti ’l vaticinio alato,
a cui dinanzi in lucid’ombre ardea
il mistero da’ secoli velato.
     Qual destin fe’ ribelle arte a natura?
chi l’un genio dall’altro oggi ha diviso,
che il fattor s’obliò per la fattura?
     La vergine dicea: stavale in viso
l’anima offesa della rea ventura,
l’anima armonizzata in paradiso.