In faccia a me scintillano le pozze
d’un ghigno ultimo, orrendo,
poi verdi e gravi sotto l’alghe rozze
116s’adagiano dormendo.
Mi si arresta il corsier, mentre rimango
irresoluto e solo:
le salde zampe guazzano nel fango,
120fiutan le nari il suolo.
Cessò sui vepri e sui ginepri l’izza
della cicala adusta,
nè più da’ cardi crepitanti schizza
124la fragile locusta.
Or s’è levato in mezzo del tranquillo
piano il lamento eterno
della rana che rantola e del grillo
128che trilla in suon di scherno.
All’orizzonte la vermiglia frangia
che cingea la campagna
bigia, ora in un vallo basso si cangia
132di livida montagna.
E il vallo basso e plumbeo mi serra
il cielo intorno via
più, quanto più la desolata terra
136s’apre alla vista mia.