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180 | poesie varie |
E presso l’alba l’asino randagio
350entrò nell’orto dal cancello aperto:
che l’ortolano col vasaio a prova
dalla fornace liberava i vasi.
Correa la fiera il giorno dopo: a quella
volea ciascuno i fiori suoi portare.
355I fiori? Ed esso li volea guardare,
da presso, i fiori: non potea, le stelle.
Andò, guardò. Saggiar li volle; volle
sapere: attento dividea ciascuno
nelle sue parti, il lungo stelo e il capo.
360Non buono il capo, non miglior lo stelo.
Sgradì giacinti, disprezzò mughetti,
schifì narcissi, nauseò viole.
E pestò tutto. Un bottoncin di rosa
gli parve meglio, e si forò le froge.
365Ed ecco Trigo, ahimè! tornava e vide
quella rovina, urlò, minacciò, corse
per un bastone. Ma la siepe franse
l’asino e fece sotto sè le canne
scrosciare, e l’uno dietro l’altro in fuga
370corsero, e, corri corri, ecco il tugurio
di Brigo, e i vasi ben composti in fila.
Dentro vi diede l’asino, e ne venne
vasto un fragor di cocci.