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i due vicini | 177 |
non crescea, no, ma verzicava in pace.
Qua molle e crespa di recente indivia
era una porca; là sorgeano i porri
265già bianchi, e verdi de’ nuovi agli i fili;
e il cavolfiore di sul torto gambo
mirava in terra il cavolo cappuccio.
La zucca in terra coi viticci il ramo
alto cercava per salire al cielo;
270ed il carciofo le cuoiose pine
mettea, che invano egli educava a fiori;
ridea di fiori, avvolto alle intrecciate
canne, il fagiuolo. E nati dal suo fimo
lodava accorto l’asino gli ortaggi,
275e, Chi li fece se non io? diceva.
Ma poi guardava, con severi occhioni,
curvi narcissi, penduli mughetti,
rappe di ferruginei giacinti,
cesti odorosi di viole a ciocche,
280dicendo: Un altro ammiri voi, non io!
Ma le api, donde non sapea, venute,
dicean la lode, col ronzio perenne,
là, di quei fiori, e col villoso corpo
aprian le labbra, senza danno, ai fiori
285più virginali, ed anche aprian, sicure,
le bocche di leone.
Ed anche spesso al muricciòl del bozzo,
sui vasi in fila, belli e pronti, il capo
grosso appariva e le inquiete orecchie.