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176 | poesie varie |
Poi, come vivi uscian dal fuoco i bocci
dei rossi fiori, i gemmei rami lunghi,
le lingue curve e le pinnate felci!
240E sul boccale si stendeva un tralcio
con le gommose pampane e il fior d’uva;
e il verde capelvenere sull’orcio
spandea le chiare piccole sue foglie
e i fini neri crini.
245Ma, fuor che i giorni di mercato o fiera,
ozio avea sempre l’asino, e l’erbetta
sciolto pascea tra la fornace e l’orto:
nè lieto in cuore; chè anelava ei sempre
di rivedere i borghi, i trivi, i ponti,
250verde e squillante, e ben venuto a tutti.
Ond’ei strappava le gramigne in terra
irosamente, a destra a manca alterno
scotendo il capo con le due grandi ombre;
e d’uno all’altro de’ tuguri ignavi
255andando cupo, consumava il cuore,
chè troppo lungo gli parea l’indugio;
chè ciò ch’è prima, è primo.
E il grosso capo si vedea talora
sporgere, attento, con le acute orecchie,
260sopra la siepe, e guardar l’orto. E l’orto
sotto il suo sguardo, nelle culte aiuole,