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viii | prefazione |
affranto, pensando che (a meno che io non bruciassi tutto, cosa a cui si ribella il mio sentimento), se non oggi, forse domani, quelle carte sarebbero state esaminate da altri. E così, tremando, presento alcuni versi giovanili di lui tratti in gran parte di su i manoscritti e in parte da vecchi giornali del tempo. Offro pure un gruppo di poesie famigliari, più o meno remote, col fine solo di fare apprezzare la gentilezza e bontà del gran cuore che le dettò. Seguono poi le cose degli ultimi tempi ch’egli non aveva ancora messe a posto; e la parte che c’è del “Piccolo vangelo„ che voleva compiere tra breve.
Col suo ultimo lavoro poetico, scritto con tanto amore per la nostra patria, apro il volume. Con ciò ho creduto di far cosa grata a lui e ai nostri soldati e marinai che combattono ancora in Libia. Essi ne ebbero conforto nel Natale! Lessero la dolce ode nelle trincee e passarono la sacra notte (essi stessi glielo scrissero) proprio come ivi è descritta. A me risuona sempre quel verso ch’egli ogni tanto ripeteva sfiorandolo appena con la voce, e dandogli una velocità come di ale: L’Italia! l’Italia che vola!
Oh! il trionfale inno ch’egli già meditava e che