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     Della madre d’Augusto. Ambe le antiche
     Serrava il chiostro istesso, e raramente
     Alla reggia venìan; chè ad Adelaide
     805Odïosa la reggia erasi fatta
     Per l’imperar della superba nuora.
          — Qual sarà stato di mia madre, e quale
     Dell’onoranda Imperadrice il core,
     Allorchè udìr la mia sventura? Iniquo
     810Esse, no, non mi tengono! Esse almeno,
     Mentre a tutti i mortali il nome mio
     In abbominio fia, caro l’avranno!
          Così geme Ebelino. Un dì, ottenuto
     La madre alfine ha di vederlo, e scende
     815Alla prigion del figlio. Oh inenarrati
     Di quel colloquio i sacri detti e i sacri
     Abbracciamenti! Oh qual pietà! Una madre
     Che riscattar col sangue suo non puote
     Di sue viscere il frutto! ed il più amante
     820Figlio che di sua madre, ahimè! in secreto
     Deplorar dee la lunga vita!
                                                              Il giorno
     Che dalla inconsolabil genitrice
     Fu Ebelin visitato, oh da qual notte
     Seguìto fu! L’espandersi de’ cuori
     825Nella sventura, è de’ sollievi il sommo;