Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/72


( 70 )

     Verso il captivo, e dir: — Riedi: a me il vero
     Tutto paleserassi; e tu, innocente,
     Gloria n’avrai; prevaricato, morte.
          730Torna Ebelino al carcere, e già scerne
     Che inevitata è per lui morte. Oh come
     Lenti di nuovo i dì, lente le notti
     Volgon per lui! Quel sempre assomigliarsi
     D’una all’altr’ora, e la perpetua veglia,
     735Ed il perpetuo tenebrore — e i cibi
     Immondi e scarsi — e l’aspreggiante voce
     Di questo o quello sgherro — e il frequent’urlo
     D’altri prigioni disperati, in cupe
     Vicine volte seppelliti — e il suono
     740De’ ceppi loro, e quel de’ propri — e il canto
     Osceno del ladron che, bestemmiando,
     La forca aspetta — e i gemiti dell’egro
     Forse non reo che sulla paglia spira —
     E il sollecito passo delle guardie
     745Che dicono: « È spirato! » — e questo detto
     Che l’echeggiante corridoio in guisa
     Ripete orrenda — e il pianto d’un amico
     Che, udendo il nome dell’estinto, grida
     Dal fondo d’un covile: « Ahi! gli sorvivo! » —
     750E per dispregio di quel pianto il ghigno
     Od il sibilo infame di coloro