Verso il captivo, e dir: — Riedi: a me il vero
Tutto paleserassi; e tu, innocente,
Gloria n’avrai; prevaricato, morte. 730Torna Ebelino al carcere, e già scerne
Che inevitata è per lui morte. Oh come
Lenti di nuovo i dì, lente le notti
Volgon per lui! Quel sempre assomigliarsi
D’una all’altr’ora, e la perpetua veglia, 735Ed il perpetuo tenebrore — e i cibi
Immondi e scarsi — e l’aspreggiante voce
Di questo o quello sgherro — e il frequent’urlo
D’altri prigioni disperati, in cupe
Vicine volte seppelliti — e il suono 740De’ ceppi loro, e quel de’ propri — e il canto
Osceno del ladron che, bestemmiando,
La forca aspetta — e i gemiti dell’egro
Forse non reo che sulla paglia spira —
E il sollecito passo delle guardie 745Che dicono: « È spirato! » — e questo detto
Che l’echeggiante corridoio in guisa
Ripete orrenda — e il pianto d’un amico
Che, udendo il nome dell’estinto, grida
Dal fondo d’un covile: « Ahi! gli sorvivo! » — 750E per dispregio di quel pianto il ghigno
Od il sibilo infame di coloro