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     Di patrio amor, che ne’ consessi audaci
     Della rivolta più fervean, più scherno
     Scagliavan sui dubbianti e sovra i miti,
     E più capaci d’affrontar qualunque
     565Parean supplizio, anzi che mai parola
     Di codardìa pel proprio scampo sciorre.
          Questi eroi da macelli, questi atroci
     Ostentatori d’invincibil rabbia,
     Come fur tolti a lor gioconde cene,
     570E gravato di ferri ebbero il pugno,
     E il patibolo vider, — tremebondi
     Quasi cinèdi, le arroganti grida
     Volsero in turpi lagrime e in più turpi
     Esibimenti di riscatto infame,
     575Altre teste al carnefice segnando.
     Ad Ebelino in riveder coloro
     Isfuggì un atto di stupor: — Voi dunque?
     Voi? . . . Ma, qual maraviglia? Oh! ben a dritto
     Io sempre le feroci alme ho spregiato,
     580E ben diceami il cor quali voi foste!
     Ed appunto perchè troppe vid’io
     Alme siffatte là nelle congrèghe
     Ove il mio plauso si cercava indarno,
     E pochi vidi eccelsi petti, avversi
     585Ad insolenza e a stragi, io mestamente