Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/35


( 33 )

     480La sapïente vergine che a brame
     Di verità togliea l’impeto scabro
     Delle audaci parole, e ammorbidìa
     Con abbondante carità i consigli!
     Il sospendersi i fulmini, die’ loco
     485A gravi scoprimenti: entrò discordia
     Fra gl’inimici d’Ugonel; le accuse
     Si contraddisser; la menzogna apparve;
     Del Sassone Emerigo l’omicida
     Fu manifesto e dato a morte; e colmo
     490Di gloria uscì del carcer suo Ugonello.
          Fu grato all’Imperante il liberato
     Ed alla vergin trovadrice; e vide
     Ch’ella amava Aldigero, e che Aldigero
     Per l’emula ne’ carmi si struggea,
     495E fra i varii parenti accordo trasse,
     E l’imen si compiè. Sorrise Ottone
     Ai degni sposi, e a Rafaella disse:
     — Temprato dal tuo pio genio celeste,
     Il vigor d’Aldiger più non m’irrìta.
          500Nè da quel dì Romeo gl’impeti incauti
     Non temè del figliuol: fatto era questi
     Prode leon che a gentil maga è ligio.