Favellava ne’ trivii anco l’artiero.
Volgea la terza notte, i Saluzzesi 550Desta ad un tratto un rombo, ed era a guisa
Di nembo e terremoto. Ed ecco rugge
Di strida l’aura, e splendono attraverso
La fenestra giganti orrende fiamme
Divoratrici di civili alberghi. 555S’alza Roccel, s’alza Gilnero: ascolto
Porgono all’empie voci, e gridar morte
Odono a’ guelfi e morte a’ ghibellini,
E viva i buoni popolani, e viva
Le patrizie famiglie! Intanto ferve 560Carnificina sino all’alba; e poscia
Ecco feste e clamori di vittoria,
Ed a suono di trombe un proclamarsi
Felicità, cui mischiasi condanna
Di scure o strozzamento a’ reggitori 565Che regnavano ier, se alcun di loro
Fia che al notturno scempio anco sorviva;
Ed insiem si proclama uno stupendo
Magistrato di plebe imperadrice,
Tutto saggezza e libertà e confische, 570E carità di patria e manigoldi.
In tal trionfo di giustizia e senno
Roccello e lo scudier venner percossi