Veli, e del manigoldo, e della scure!
E quell’oppresso era Ugonel! Colui,
Che il senno de’ miglior dicea innocente! 285Di loco in loco errò Aldiger lung’ora,
Indi all’ansante petto altra potenza
Tormentosa s’aggiunse. Udì levarsi
Dalle regie pareti una celeste
Musica d’inni e corde, e a quelle sedi 290Egli tragge, vi giugne, e appena dice:
«Son trovador», si schiudono le cinte
Dell’amplissima sala, ove al fulgore
Di faci innumerevoli e di gemme,
Alla guisa d’un Dio, da inebbrïante 295Pompa sedea bëato il re de’ regi.
Cinquanta arpe sonavano, ed eletti
Trovadori ed elette trovadrici,
Bellissime di forma e verecondia,
Coralmente cantavano salute 300Al formidato e caro sir. Fra quelle
Vergini illustri, chi s’affaccia al guardo
Maravigliato d’Aldigero? È dessa!
L’inimitabil Rafaella! Alcuna
Ei dianzi speme non nutrìa che addotta 305Ivi da’ consanguinei ella venisse.
Inenarrabil giubilo s’indonna