Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/265


( 263 )

Mi par di minacciosa indol cagnesca,
Più che di santa carità e di pace.
     280Proseguiro il vïaggio, e finalmente
Videro la laguna e di san Marco
Le mura incomparabili. Il superbo
Doge e il Senato e innumerevol folla
D’uomini e donne illustri a Dea simìle
285Tenner la bella di Milan signora,
E d’onoranze pie la inebbrïaro.
     Fulgeano i giorni dell’Ascensa e il ricco
Sfoggio di tutte merci e tutti giochi,
E in Vinegia fervea gente di cento
290Itale spiagge greche e saracine;
E il portentoso Bucentor dai mille
Remi indorati recò il doge in trono
Sulle sparse di fiori onde spumanti,
Ed allor dalle dita il doge trasse
295L’anel, gettollo, e si sposò col mare.
     Più d’Isabella forse inebbrïato
Da sì vaghi spettacoli era il core
Immaginoso di Roccello. — Oh primo
Popolo di quest’orbe! Oh manifeste
300Testimonianze d’opulenza e regno
Che crebbe e cresce e crescerà! Oh ridenti
E colte labbra anco del volgo! Oh dolce