Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/24


( 22 )

     E le universe voci, ancor ch’allegre,
     Rombavan sì moltiplici e sì ferme,
     Che la tremenda ricordavan foga
     210Di città che o si scagli alla rivolta,
     O per subiti incendi o per tremoto
     Impetüosa dagli alberghi spanda
     Uomini e donne, e per le vie cozzante
     Strilli fuggendo la insensata turba.
     215Si discernea ch’ell’era gioia, e pure
     Era una gioia che mettea spavento.
          A quel mar traripato argine intorno
     Incrollabil si feano estesi armenti
     D’italici corsieri e di tedeschi,
     220Affrenati dà prodi, irti di lance,
     E le precipitose onde giganti
     S’agitavan represse gorgogliando.
          In tali urti di gente il buon Romeo
     Da una parte fu spinto, e da altra parte
     225Spinto venne il suo figlio, e vanamente
     Qua e là si cercan lungo tempo un l’altro,
     E a chiamarsi a vicenda alzan la voce.
          Il sole iva all’occaso, e detto avresti
     Ch’ei discendesse in mezzo al gregge umano,
     230Tutto affollato sulla immensa terra.
     Quella vista, e la splendida vaghezza