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Ideai e verseggiai la cantica d’Aroldo e Clara molto prima di scrivere i Saluzzesi; ma la pongo qui perchè il soggetto si collega con quello del precedente poemetto.

Questa cantica nacque in giorni di somma sventura, ne’ quali io, sentendomi troppo inclinato a sentimenti di sdegno, procacciava di vincerli col ragionare fra me stesso sulla bellezza della mansuetudine. Era in me indelebile un consiglio del buon Alessandro Volta, il quale un dì m’aveva detto queste parole, distogliendomi dallo scrivere satire: — « La poesia arrabbiata non migliora nessuno; e se v’avviene di sentirvi iracondo e propenso a spargere la bile in versi, paventate di diventar maligno. Vorrei anzi che allora cercaste di raddolcirvi, poetando sopra qualche nobile esempio di carità e d’indulgenza ».