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     Delle regali, portentose pompe.
          Spalanca i bei cilestri occhi Aldigero
     160Nel vasto anfiteatro, inclito avanzo
     Degli antichi Romani. Oh quanta folla
     Sugli estesi gradini è brulicante!
     Quanto splendor nel sottoposto foro,
     Intorno al soglio di colui che Italia
     165Regge e Lamagna, e in Occidente è primo!
          — Oh padre! ei dice; qual soggetto a carme
     D’italo trovadore, e come il labbro
     Di Rafaella, se in Verona or fosse,
     L’alzerebbe sublime! Un gran monarca
     170Che di due nazioni i sommi aduna
     Per drizzar tutti i torti! E quel monarca
     Giudice è tal, che può cotante sciorre
     Inveterate liti, e le può sciorre
     O com’angiol di Dio, disseminando
     175Sapïenza ed anelito di pace,
     O com’angiol di Sàtana, con ratto
     Piglio i buoni strozzando od illudendo!
          — Figlio, taci per or; bevi a larg’onda
     I robusti concetti, e le speranze,
     180E il paventar magnanimo. Indi cresce
     Dell’ingegno l’acume, e in avvenire,
     A fulminar le laide opre de’ vili,