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2105Arrigo a me qual padre ebbi molt’anni,
E padre è di colei che sul mio core
Sin dall’infanzia regna.
                                                Ondeggia alquanto
Il magnanimo prence, indi prevale
Benignità sugli altri affetti, e sclama:
     2110— Ho perdonato! ogni prigion si sciolga,
Ed a’ suoi tetti rieda, apparecchiando
A più nobile oprar suoi dì futuri.
     A quella augusta consolante voce
Mill’altre voci eccheggiano, e fra loro
2115Quella del vecchio di Dogliani, e quella
Del presul di Staffarda, e più robusta
Quella del giovin che all’amata donna
Rendere può del genitor la vita.
     A tanti applausi si nasconde il prence
2120Rientrando commosso entro sua tenda:
Ed ecco volan Ugo ed Eleardo
A scior d’Arrigo i lacci.
                                               Il prigioniero
Uso ad ira e superbia, esitò prima,
Poi fu da conoscente animo vinto
2125E da dolcezza, ed Eleardo al seno
Colla figlia serrando, inginocchiossi,
E disse a Dio: — Sovra Tommaso schiudi