Io so morir, io morir voglio prima
Che la mia figlia a’ piedi altrui si prostri!
— Padre, lasciami: il so, ti disdirebbe 1920Di coraggio scarsezza ai più tremendi
Giorni della sconfitta, e se il nemico
Te immolar vuol, da prode cavaliero
E da cristiano perirai pregando
Non gli uomini, ma Dio. Lasciami: un altro 1925Dovere è quel di figlia. A me ignominia
Fora il non chieder la tua vita al sire.
— Vilipesa sarai.
— Pur vilipesa,
Degna sarò d’ossequio e di compianto:
Avrò adempiuto quanto amor di figlia, 1930Quanto la voce del Signor m’impone.
Contendeano in tal foggia, e l’ostinato
Arrigo persistea nel suo divieto;
Ma di Staffarda l’infulato duce
Strappò Maria dalle paterne braccia, 1935Ed attraverso a numerose tende
Corrono di Tommaso al padiglione.
Udivan essi da lontano gli urli
Del corrucciato Arrigo:
— A tutte dunque
Serbato io son le più esecrabili onte!