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Con negri campanili, e qualche novo
Incominciato cittadino ostello,
1825Sente Arrigo la dura alma infiacchirsi
Da pietà inusitata. Ei nella foga
Delle gioie guerresche avea con occhi
Di ferocia le fiamme un dì veduto
Ed il saccheggio devastar Saluzzo.
1830Or cessata l’ebbrezza, il cavaliero
Delle avvenute iniquità s’affligge,
E dice mal suo grado: — Ecco onde il Cielo
Manfredo e i guelfi e me con lor condanna!
     Poi caccia quel pensiero, e, benchè rieda,
1835Celarlo vuole, e alta la fronte ei tiene,
Con dispregio guardando i vincitori.
     Cacciar vorrebbe altro pensier più dolce,
Ma in un più divorante. Ei nelle meste
Sale d’Envìe scorge la figlia, ed ode
1840Il miserando suo lamento, e sola,
Orfana, senza prossimi congiunti,
Senza soccorsi d’amistà la mira;
E le canute palpebre di pianto
Amarissimo grondano, e i singhiozzi
1845Frenar non puote, e colle scarne mani
Si copre il volto per vergogna e rugge.
     Un de’ custodi come un tempo i falsi