E cor, cui sublimato ha degno amore 110Per la vergin de’ cantici lombardi,
Rafaella, a que’ dì gloria d’Olona.
Fascino avea sull’anima d’entrambi
Que’ bellicosi spiriti la luce
De’ poetici studi. Il vïandante 115Le valli attraversando in notti estive,
Vïolarsi i dolcissimi silenzi
Da dilette armonie sui colli udiva;
Ed erano i due vati, ardenti spesso
Di quell’estro recondito e divino, 120Che più tra il riso degli ameni campi
Che nel fragor delle città sfavilla.
Ma l’estro sempre non traean da’ belli,
Maraviglisi di natura aspetti.
Or contemplavan, bianchi di spavento, 125Le tempeste che visitan la terra
Come i ladroni, e menan beffe al pianto
De’ poveri, cui tutto han divorato;
Or lunge ramingavano, e sui laghi
E sui precipitevoli torrenti 130E sulle oceanine onde le spume
Ivan solcando ne’ perigli, all’urto
Più feroce de’ venti, allor che il legno
E s’innalza e sprofondasi impazzato,