Grazia spargea sugli esteri comprati,
E verso ogni nativo anco più fido 1545Scorger lasciava diffidenza ed ira.
Giunse a tal, ne’ suoi dì più disperati,
La tirannide sua, che i prigionieri,
Se patria avean la saluzzese terra,
Considerava ribellanti degni 1550Dell’ultimo supplizio, e senza indugio
Strage ne fea. Tal rabida inclemenza
Costrinse i ghibellini a rappresaglia,
Sì che perdòn più non brillò sui vinti.
A quel tempo si vide in ambo i campi 1555Accorrer di Staffarda il santo abate,
Misericordia supplicando invano
Pe’ guerrieri captivi. A lui Manfredo
Con vilipendio rispondea, sgozzando
Innanzi a lui le vittime, e nell’altro 1560Campo l’udìano con ossequio i prodi,
Ma rispondean che giusto uso di guerra
Stabilìa le vendette, unico modo
A frenar gli avversari in tal barbarie.
Per tutti gl’immolati Ugo gemea, 1565E notte e giorno l’atterrìa il timore
Che prigion di Manfredo in qualche pugna
Eleardo restasse. Ah! insiem con esso