Andò il sir di Dogliani al regio campo;
La libertà ricomperò del prence
E de’ figli di lui; volaron messi 1325A Cuneo, a Pinerolo: e nel seguente
Giorno redenti uscirono il felice
Padre dai torrïon che il Gesso bagna,
E dall’altra fortezza i giovinetti,
E si rïabbracciàr con dolce pianto; 1330E dal suolo natìo trasser raminghi
Con Riccarda all’Insùbre ospital reggia.
Gli esuli amati accompagnò Giovanni
Con altri pochi; e fra costor v’avea
Un cavalier cui nascondea il sembiante 1335Ferrea visiera. Di Dogliani il sire
Narra per via a Tommaso, onde l’estrema
Voluta somma gli venisse. Il prence
Chiede ove sia il benefico Eleardo;
E il pro’ Giovanni sottovoce: — Vedi 1340Quel cavalier che le sembianze cela,
E accostarsi non osa: egli è Eleardo.
Sino a’ confini ei t’accompagna, e poscia
Rieder vuole a sue torri, e mantenervi
L’insegna tua ed apparecchiarti aiuti 1345Pel dì che il ciel te chiamerà a vittoria.
Serbar silenzio non potè il commosso