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1095Da tal cuor ch’era suo! da tal diletto
Cuor, che per sempre ei scorge ora perduto!
Così da lunge qua e là mirando
E pensando a Maria, come colui
Che vedovato delle sue pupille
1100Pensa a quel sol ch’ei non vedrà più mai, —
Giunge di nottetempo alla badìa
D’Ugo il nepote, e chiede ivi l’ingresso.
     — Dov’è lo zio?
                                     — Signor, finiti dianzi
Erano i salmi, ed ei restò nel tempio.
     1105— Colà n’andrò.
                                        — Perturberesti forse
Le più calde sue preci. Odi, ti ferma.
     A tai voci non bada il cavaliero,
Ed il portico varca, e l’infrapposto
Varca esteso cortile, e al tempio move.
1110Apre la porta, inoltrasi tremando;
E della sacra lampada al pallore
Scorge prostrato il solitario antico
Appo l’altar. Questi repente s’alza
Al rimbombo de’ passi.
                                                 — Olà chi sei?
1115Assaliti siam noi dalle masnade
De’ traditori? Oh che ravviso? Oh iniquo!