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IV.


     825Miseramente ricca è d’infinite
Fallaci industrie coscïenza, i cari
Proponimenti ad abbellir, pur quando
Luce severa di ragion li danna.
Ma chi d’iniquità volonteroso
830Per l’infame sentier non move il piede,
Sente per quel sentier, sebben cosparso
Da inferne mani di stupendi fiori,
Un ribrezzo frequente, un indistinto
Fetor che si frammesce a que’ profumi,
835Ed il ferma e il sospinge ad arretrarsi;
Simile a que’ timori innominati
Che invadon ne’ deserti il buon destriero,
S’ivi non lungi s’accovaccia il tigre;
E simile a que’ taciti spaventi
840Che fanno impallidir la verginella,
Quando in sembiante d’uom che di bellezza
Adorno splende, ella ravvisa ignoto
Lineamento, o non so qual favilla
Nel sorridente sguardo, o non so quale
845Moto di labbro che le dice: « Trema! »
     In que’ presaghi palpiti d’un core
Ch’è vicino al periglio, e per potenza