Ma sebbene Arrigo
Al giovin cavalier biasmo gettasse,
Non men del giovin si sentìa colui 605Perturbato nel cor, per l’ardimento
Del fatidico abate, e nel futuro
Nubi scorger pareagli atre e sinistre.
Dissimulava non pertanto, e saldo
Stava come mortal che da gran tempo 610Il proprio senno e i proprii fatti adora.
Tal era il truce Arrigo: ei mille volte
Morto sarìa, pria che mostrarsi in gravi
Opre dapprima certo, indi esitante.
Il ferreo vecchio avea ne’ precedenti 615Anni, coll’inquïeta ed iraconda
Sua desïanza di giustizia e gloria,
E col non mai pieghevole intelletto,
Molti alla corte di Tommaso offesi.
L’esacerbaron quelli, ed egli volse 620L’animo suo secretamente a’ guelfi
Ed a Manfredo, ivi lor duce occulto.
Parve a Manfredo egregio essere acquisto
L’amistà di tal forte, incanutito
In severi costumi; e scaltramente 625Il seppe avvincolar con dimostranze
Di sommo ossequio, affinchè il guelfo volgo,