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Questi avvenimenti di Saluzzo sono il soggetto della mia Cantica. Tratta di essi con assai numero di rilevanti particolarità la storia di Saluzzo di Delfino Muletti, e di Carlo suo figlio; ed ivi leggesi pubblicato la prima volta da esso Carlo uno scritto, in cui il cominciamento di quella guerra e delle crudeltà di Manfredo è dipinto con forza da autore di quel secolo, stato anzi egli medesimo testimonio della distruzione del luogo nativo. Quello scritto intitolato Calamitas calamitatum, Commentariolum Iohannis Iacobi de Fia, rivela nell’uomo che lo dettava una mente colta e generosa. Ei dimandava al cielo, e presagiva la caduta degl’invasori. — (Ploremus ergo coram Deo, poeniteat nos iniquitatum nostrarum, et a praesenti calamitate calamitatum maxima liberi facti erimus).
La cacciata degli stranieri diede novella virtù ai Saluzzesi; le discordie civili scemarono, e s’estinse a que’ giorni con Roberto la gloria della fatale casa d’Angiò, che aveva cotanto illuso ed insanguinato l’Italia. Carlo, figlio di Roberto, era premorto al padre, e lo scettro passò nelle mani di Giovanna, figlia di Carlo, la quale, rea dell’uccisione d’un marito, patì infiniti guai, ed infine dal vendicatore del primo marito fu data a morte.