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Sedeano un bimbo ed una bimba, a lei
465Innamoratamente le pupille,
Da negre e lunghe palpebre ombreggiate,
Alzando vispe, e ogni ultima parola
Della strofa materna ripetendo
Con cantilena armonïosa d’eco.
470Ed a quest’eco s’aggiungea la grave
Voce del padre lor, che per la caccia
Un arco preparava, e spesso l’arco
Ponea in obblìo, l’affascinante donna
Mirando e i figli, ed i lor canti udendo.
     475Portavan l’aure il suon del fervid’ inno
D’Ildegarde all’orecchio. Ella scendea
Dell’arcione, ed a’ paggi sorridente,
Ma con trepido cor, dicea il suo nome.
     Qual fu d’Irnando la sorpresa! Ascolto
480E onore a dama diniegò egli mai?
Qual pur siasi Ildegarde, ei le va incontro
Con reverente cortesìa, e l’adduce
Innanzi a Elina. Alzasi questa, e posa
L’aurea conocchia, e di seder le accenna.
     485— Vicina mia gentil (prende Ildegarde
Così a parlar), da lungo tempo agogno
Veder tuo dolce volto, e palesarti
Un mio desìo.