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                              — Perchè sì tardo movi?
Gridagli. —
                       I passi addoppia il fido, e parla:
— Signor del tuo nemico entro la soglia
Appena addotto io fui . . . .
                                                        Camillo udendo
Suo nemico nomarlo, impallidisce;
330E l’altro segue:
                              ― Appena addotto io fui,
I sensi tuoi gli esposi.
                                             — In quali accenti?
— Quali a me li dettasti. Oh cavaliero!
Dissigli, il signor mio, dopo ondeggiante
Con sè stesso luttar, cede al bisogno
335Di ricordarti sua amistà, di sciorre,
Per quanto è in lui, quel gel, che rie vicende
Frapposto aveano fra il suo core e il tuo.
Io proseguir volea. Rise il superbo
Amaramente, ed esclamò: Non gelo,
340Ma orrendo sangue è fra i due cor frapposto! —
Proseguii nondimen, tuoi decorosi
Sensi esponendo. A’ primi istanti vinto
Da prepotente anelito parea,
Sebbene al riso s’atteggiasse ognora,
345Ed ostentasse di vibrarmi i guardi