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Indelebil mi sei, giorno lontano,
     Allor che in giovenili anni a me stanza
     83Era söave lido oltramontano:
    
Cessava la sacrilega burbanza
     Dalla falsa republica ostentata
     86Contro la dolce degli altar possanza;
    
E l’ardito mortal che, rovesciata
     La licenza volgar, lo scettro prese,
     89Volle che laude fosse a Dio ridata.
    
Da lungo tempo augusta dalle chiese
     Pompa uscita non era d’alternanti
     92Supplici turbe a fervid’inni intese,
    
Ricordavano solo alcuni santi
     Vecchi le amate feste, ove il Signore
     95Passeggiava cogli uomini preganti.
    
Di repente riviver lo splendore
     Ecco di quelle feste a’ Franchi lidi,
     98Ad un cenno del Corso Imperadore.
    
E con gara magnifica allor vidi
     Il popolo esultar, che finalmente
     101Fosser compressi di bestemmia i gridi: