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Allegrar mi volea della mia sorte,
     Ma spesso in cupo involontario duolo
     673Mie deboli potenze ivano assorte.

Ciò ch’io patissi, Iddio conosce solo,
     La mente rivolgendo a tanti cari
     676Del cui lungo martìr non mi consolo!

Il mondo mi dicea! « Se ancora impari
     » Ad ambir le mie feste e i miei sorrisi,
     679» Sollevati saran tuoi giorni amari ».

Ma indarno sovra lui le ciglia affisi:
     Ei più non mi rendea que’ dì lontani
     682Ch’io con altre dolci alme avea divisi!

Gratitudin destavanmi gli umani
     Che generosi mi plaudeano intorno,
     685Ma i plausi lor pur rïuscianmi vani.

In sì frequente di dolor ritorno,
     Il loco ove ogni dì forza racquisto
     688È quel dove le sante are han soggiorno:

Ogni mattin là prono a’ piè di Cristo
     Breve, benefic’ ora io volger amo,
     691Ed esco allor più dolcemente tristo,

E conformarmi al divin cenno io bramo.