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     Improvvisa comparve un’aurora
          Che distinguer dall’altre non seppi,
          E la sera ivan sciolti i miei ceppi!
          652Ed uscii dall’orrendo castel!
               Del decennio l’angoscia mortale
          Un istante, un accento avea sgombra:
          Dalla fossa qual reduce un’ombra,
          656Mi stupìan terra ed uomini e ciel.
         
     Traversai valli e balze straniere,
          M’avvïai della patria a’ bei lidi,
          L’Alpe ascesi, ed oh gioia! rividi
          660La natíva penisola alfin.
               Al dolcissimo letto del padre
          Egro giunsi, ma giunsi felice:
          Lui rividi e la mia genitrice;
          664Tra lor braccia mie pene avean fin!

                             ................
    
Ahi! nuove pene sempre cingon l’uomo,
     Bench’ei talvolta in impeto giulivo
     667Tutte calamità creda aver domo!
    
Piansi più cuori amati onde me privo
     Gli strali avean d’inesorata morte,
     670E più d’un ch’io lasciato avea captivo!