Oh facoltà di poëtar gioconda,
Ma più negli anni orribili del lutto,
Quando forza divina il core inonda 604E d’eccelsi pensier lo infiamma tutto!
Quando nell’uom tal grazia sovrabbonda
Che a benedir sue croci indi è condutto!
Face di poesia! senza una chiesa, 608No, non saresti in me rimasta accesa!
E se tal possa amabil dell’ingegno
In me si fosse per dolore estinta,
Languito avrei d’ira e superbia pregno, 612O l’alma a vil furor sariasi spinta:
Della vita un frenetico disdegno
Spesso prendeami in tanti mali avvinta,
Poi la luce de’ sacri inni tornando, 616Io riponea l’empio disdegno in bando.
Il mortal che in mestizia s’inabissa,
E fero soffre ineluttabil danno,
Sempre in oggetti d’ira il guardo affissa; 620Ogni umano gli par vile o tiranno;
L’altrui virtù al suo torbo occhio s’ecclissa;
In tutti sogna i benefizi inganno;
E fraterna pietà posta in obblio, 624Disama e niega e maledice Iddio.