Io dicea che se in pugno tenuto
Uno scettro in que’ giorni avess’io,
Gli avversanti dell’animo mio 580Con isdegno atterrati avrei pur:
E scernea che son fremiti ingiusti
Que’ dell’uom che da forti domato,
Non ripensa ch’ei forza ha sfidato, 584Che d’un dritto essi i vindici fur.
Compiangea il fato mio, ma pensando
Qual dover mosse i giudici miei:
Ma pensando che in ciel li vedrei 588S’io perdon ritrovava al fallir.
E di grazia per me sospiroso,
Supplicava ogni grazia per essi,
Presentendo i reciproci amplessi 592Là dov’ira non puossi nodrir.
Della chiesuola de’ prigioni uscito,
Io ritornava entro mia mesta cella
Col sen da mille affetti intenerito, 596Con fantasia più generosa e bella:
L’ineffabil poter del santo rito
Avermi parea dato alma novella:
Ed intero quel dì lieto sciogliea 600Di David gl’inni, ed inni altri tessea.