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Colà il Signor mi favellava al core,
     E la sua voce somigliava a quella
     D’amorevole, ansante genitore
     532Che a sè un figliuolo sconsolato appella,
     E « Disgombra, gli dice, ogni timore
     » Che mai mia tenerezza io da te svella!
     » Veggio che disamar tu me non sai,
     536» E ciò che indi tu vuoi, tutto otterrai! »

Ei mi diceva inoltre: ― « Io t’ho punito
     » Non già per rabbia onde avvampar non soglio,
     » Ma perchè il prego mio non era udito,
     540» E sì correvi per le vie d’orgoglio,
     » Che obblïato me avresti, e lui seguito
     » Che l’alme adesca all’eternal cordoglio:
     » Con forte piglio il correr tuo rattenni,
     544» Ma t’amai, t’amo, e per salvarti io venni! »

Io mi gettava allora a’ piedi suoi
     Con dolcezza ineffabile, e piangeva,
     E sclamava: « Signor, fa ciò che vuoi
     548» Di questo figlio della debol Eva!
     » Sordo, vissi, pur troppo, a’ cenni tuoi,
     » Ma tua incorante voce or mi solleva:
     » Nulla sperar dovrei, ma poichè m’ami,
     552» Un don ti chieggo ancor ― ch’io ti rïami! »