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Ma il giorno del Signor rivedea alfine,
     E mettea lieto suon la pia campana,
     E a soavi pensier l’alme fea chine,
     508E a ricordanze dell’età lontana:
     Potenze inespressibili, divine
     Scemar parean l’orror della mia tana,
     E a me, come a fanciul, batteva il petto
     512Di quel festivo bronzo al suon diletto.
    
Poi tutte disparian mie cure atroci
     Quando il pietoso sgherro aprìa le porte,
     E de’ compagni mi giungean le voci,
     516E la imperante seguivam coorte;
     Gli avvinti si porgean cenni veloci
     Di costante amistà nell’aspra sorte;
     Ma non a tutti amici ivi era dato
     520Incontrarsi, parlar, pregarle allato.
    
Sempre, sempre novella, alta esultanza
     Il commosso m’invase animo, quando
     In quell’incolta ma pur sacra stanza
     524Posi il piè, mie catene strascinando,
     E in simbolica vidi umil sembianza
     Suoi sfolgoranti rai Gesù ammantando
     Benedirci, e per noi con inesausto
     528Amore offrirsi al Padre in olocausto.