E fingersi ogni sera entro i graditi
Templi, ed ivi esalar gli acerbi affanni!
Poche amate persone e i patrii altari 418Erano allora i miei pensier più cari!
Oh quai mi parver secoli
Que’ primi anni di duolo,
In che fra mura squallide 422Vissi cruciato e solo!
Nè mai con altri supplici
Sorgea la prece mia,
Ed il desìo del tempio 426La pace a me rapìa!
Mi si pingeano i fervidi
Religïosi incanti,
Le grazie che sfavillano 430D’in sugli altari santi:
E di Davidde i gemiti,
E gli avvivanti lumi,
E le armonie dell’organo, 434E i mistici profumi,
E l’ineffabil agape,
Ove il Signore istesso
Pasce e solleva ad inclite 438Speranze l’uomo oppresso.