Mi parea ch’a me un angiolo davanti
Stesse per me pregando, e allora in quella
Amica del Signor ponendo io speme, 394« Ah sì, diceva, in ciel vivremo insieme! »
Ma de’ templi alla mistica dolcezza
Vinto non era appien l’orgoglio mio:
Il passo indi io traea con leggerezza, 398E i gravi intenti rimettea in obblio:
Rossor prendeami appo colui che sprezza
Chi, pari al volgo, osa implorare Iddio:
Io mi volgeva a Dio, ma come Piero, 402Interrogato, ahi! rinnegava ii vero!
E poi non come Piero io mi pentiva
Con dïuturno, generoso pianto;
Incostante nodrìa fede mal viva, 406E a guisa d’infedele oprava intanto:
Allor fu che la folgor mi colpiva,
E ogni mortal mio giubilo andò franto,
E in man mi vidi d’avversario forte, 410Me condannante a duri ceppi o morte.
Oh lunghi di catene e d’infiniti
Strazi del core inenarrabili anni!
Ed oh! com’anco in giorni sì abborriti 414Mia fantasia godea sciogliere i vanni,