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          Dove gli avi mostràr quanto al Signore
          Fosser devoti e a grande intento fidi;
          Tal sacra ergendo maestosa mole,
          346Che a lodarla il mortal non ha parole.
          
     Troppo ancora in Milan l’anìma mia
          Tra giochi e alteri studii vaneggiava,
          E glorïosi amici e fama ambìa,
          350Ed ogni dì più folli ombre afferrava.
          Ma pur di salutar malinconia
          Frequente un’ora i gaudii miei turbava,
          E al tempio allora io rivolgeva il piede,
          354E in me scendea consolatrice fede.
          
     E l’amato mio Foscolo infelice,
          Sebben lui fede ancor non consolasse,
          Talor volea con umile cervice
          358Mescersi all’alme per cordoglio lasse,
          Che la bella de’ cieli Imperadrice
          Imploravan che a lor grazia impetrasse;
          E quando al tempio a sera ei mi seguiva,
          362Indi commosso e pensieroso usciva.
          
     Oh quante volte insiem quella scalea
          Ascendemmo del duomo inosservati!
          Quante volte in quegli archi ei mi traea,
          366E là susurravam detti pacati