De’ sacri templi, rïaperti allora, 296E dal Corso magnanimo scettrato
Arditamente in onoranza posti.
Un di que’ Giudi inverecondi a’ passi
Miei s’attaccò: l’ornavan lusinghieri 300Eletti modi, e pronto ingegno, e il foco
De’ sottili motteggi scoppiettanti,
E facile parola, e d’infiniti
Libri conoscimento, e quell’audace 304Sentenzïar che sicuranza appare.
Sommessa voce ripetea d’orecchio
In orecchio: « Ei fu monaco »! E la macchia
Sciagurata d’apostata sembrava 308Sedergli orrenda sulla calva fronte,
E dir: « Nessun più sulla terra l’ami! »
E nessun più l’amava, e nondimeno
Ascondean tutti l’intimo ribrezzo, 312E cortesi accoglieanlo, e davan plauso
Alla dolce arte della sua favella.
Quella canizie al disonor devota
Orror metteami e in un pietà. Più giorni 316L’esecrai, l’osservai, gli porsi ascolto
Come a stupendo rettile, e gli chiusi
I miei pensieri; indi scemò l’occulto
Raccapriccio, e piegai più tollerante