Sonaron carmi per le patrie valli.
Palpiti d’esultanza erano i miei 36Quando me tenerello a quell’angusta
Chiesa portava a’ dì festivi il pio
Braccio materno; e ricordanza vive
In questo cor della speranza arcana 40Che molcea i mali miei, quando su quelle
Antiche, venerande are il mio ciglio
Supplicemente ricercava Iddio.
E salve, o tempio di men nobil foggia, 44Ma parlante a me pur dolci memorie,
In Pinerol, città seconda, ov’io
Riposai le mie inferme ossa crescenti!
Là nelle vespertine ombre, al chiarore 48Della lampada santa, io colla madre
E col fratel pregava la pietosa
Degli Angioli Regina e degli afflitti,
Ed in secreto a lei mi cordogliava 52De’ malefici influssi, onde a’ miei nerbi
Strazio era dato, ed al mio cor tristezza,
Ed aïta io chiedeale, ovver la tomba.
Ma l’infantil querela uscìa con sensi 56D’aumentata fiducia, e allevïarsi
In me sentìa l’affanno, e sentìa l’alma
Di pensier fecondarmisi e d’amore.