Quel fanciulletto già infermiccio e tristo,
Indi a non molto, in sì benigna scuola,
100Rosee le guance e lieti i rai fu visto.
Oh d’amorose labbra la parola
Quanto a’ cuori avviliti, e più a’ bambini,
103Addolcisce le doglie e li consola!
D’entrambo i sessi i pargoli tapini
Ivi sottratti vanno a rio squallore,
106Ed a costumi stolidi e ferini.
Che invan vorria la madre o il genitore
Occhio assiduo tener sui cari pegni,
109Qua e là faticando per lungh’ore.
Abbandonati a sè, crescere indegni
Veggionsi quindi d’assai plebe i figli,
112Egre le membra ed egri più gl’ingegni.
Per cadute e per cento altri perigli
Vedi qual di storpiati e di languenti
115Esce turba da’ poveri covigli!
Quanti avrian le persone alte e ridenti
Ch’essi strascinan luride e contorte,
118Perchè guaste d’infanzia agli elementi!