Poscia che fu quel mite albergo eretto
Per pensier della donna generosa,
Provvide ella che attiguo un altro tetto 132Sorgesse a secondar vaghezza ascosa
D’ammendate, che in velo benedetto
L’anima aver chiedeano a Gesù sposa:
Un solo tempio i duo ricovri unisce, 136E il mutuo canto i lutti ivi addolcisce.
Talor io di quel tempio in segregata
Parte mi prostro, e mesco i preghi miei
A quelli della pia turba scampata 140Dalla pietà operosa di colei.
L’anima mia a quel canto si dilata,
E occulto piango su miei giorni rei;
E in cotal donna ad altri spirti duce 144Ravviso anco per me celestial luce.
Nè quest’amica degli afflitti cuori,
Per ritrarli all’altezza del Vangelo,
Li circonda di spregi e di rigori, 148Sì ch’ognor tremin, quasi in ira al cielo:
Del pentimento ai nobili dolori
Vuol congiunta speranza e amante zelo;
Vuol quella santa ilarità tranquilla, 152Per cui la Croce maggiormente brilla.