Salmi sciogliendo il Presul benedetto,
Quel nobil verso di Davìd dicea:
« Non si turbi, nè tremi ora il mio petto! » 228Quand’ecco sfolgorar la canna rea.
Al fero tuono, ognun d’ambascia stretto
Dal suol sorgendo, « Ov’è il fellon? » chiedea.
Da tergo il colpo giunto era su Carlo, 232E, oh prodigio! non valse ad atterrarlo.
« Non si turbi nè tremi ora il cor mio! »
Con ferma voce ripigliò il Prelato,
E in ginocchio rimase a lodar Dio, 236Ed a pregar pel mostro sciagurato.
S’udì questi ulular: « Preso son io! »
E il giorno maledire in ch’era nato,
Ed il padre e la madre, e più il perverso 240Chiostro, ov’ei s’era in tutti vizi immerso.
Taccia il mio carme le bestemmie atroci
Del traditore e l’infernal suo riso,
Quando mirò degli abborriti soci, 244Appo i supplizi, impallidito il viso;
E taccia come, anco all’estreme voci,
Ei sperar ricusò nel Paradiso:
L’alma sua dal carnefice spiccata, 248Fu dal re dei demon presa e baciata.