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Sì! del truce delitto ei socii avea!
     Ed appunto i supremi del convento!
     Eran tre questi indegni, e li stringea
     156D’infernale amicizia giuramento.
     Lor chiostro che di santi un dì fulgea,
     Fatto avean di turpezze abitamento.
     Ministro e amico loro astuto e forte
     160Era colui che or volge opra di morte.

Uscito appena il perfido omicida,
     Guardansi e impallidiscono i preposti,
     E un di costoro all’assassino grida:
     164« Riedi! il sappiam che intrepido ognor fosti;
     Questo novo cimento or mal t’affida;
     Riedi! sii obbedïente a’ cenni imposti! »
     Ma in covil di superbia e di licenza
     168Vano e risibil nome è obbedïenza.

« Ahimè! questi prorompe, ei non m’ascolta!
     Che faceste, o compagni, a suscitarlo?
     Gagliarda fu l’offerta sua, ma stolta,
     172Di tor dal mondo l’esecrato Carlo.
     Sempre scherniste di dolore avvolta
     La presaga alma mia, ma il vero io parlo:
     Tanto di colpa in colpa osi vi feste,
     176Che omai l’abisso a tutti noi schiudeste ».