La fè del poverello io con dolcezza
Invidïando, era commosso al pianto,
E vergognava della ria stoltezza 36Che sovente di senno usurpa il manto;
E allor tutta splendeami la bellezza
Del culto ch’elevar può l’uom cotanto;
E Carlo io pur pregava, e in me largita 40Tosto sentìa di maggior fede aïta.
Sempre onorai quel forte: ad onoranza
M’astringon que’ magnanimi mortali,
Ch’osano concepir l’alta speranza 44Di sveller d’infra il mondo orrendi mali;
Ch’osan, non per vendetta od arroganza
Contro a poter di soverchianti eguali,
Ma di Dio per amore e delle genti 48Confonder dell’iniquo i rei contenti.
Di Carlo a’ tempi, vïolenza e orgoglio
Spesso ne’ sommi e oscenità regnava,
E de’ vili costumi il turpe loglio 52Indi più nella plebe pullulava;
Innocenza per tema e per cordoglio
Da ogni parte ascondeasi e palpitava,
E se la raggiungea braccio nefando, 56Irrugginito era di legge il brando.