A nobil ira il mossero
Il vil, cinico riso,
L’epicurea mollizie, 12Il duro stoico viso;
In tutte scuole un’invida
Di laudi fame e d’or;
Sul labbro la giustizia, 16L’iniquità nel cor.
E si squarciò dagli omeri
Nel suo corruccio il manto;
Gettò i volumi turgidi, 20Scevri per lui d’incanto,
E con profondo gemito
Disse: — « Non v’è quaggiù
Luce che guidi i miseri 24A verità e virtù! ». —
« Evvi! » gli grida un provvido
Vecchio che i lagni udìa.
Giustin lo mira attonito, 28Poi dice: « No! follìa! » —
« Follìe ti svolser gli uomini
(L’altro risponde allor);
Leggi quest’alte pagine! » — 32« Chi le dettò? » — « Il Signor! »