E contenta vieppiù me ne strappai,
Perchè i tuoi sensi mi fur noti appieno:
Seppi che da tal madre io germogliai, 84In cui fortezza mai non verrà meno:
Seppi che a dritto il caro padre amai,
E ch’ambo in ciel ristringerovvi al seno;
Seppi ch’io, precedendovi, ottenuto 88Avrei per voi d’eccelse grazie ajuto.
Piangimi, o dolce genitrice: a Dio
No, non è oltraggio il tuo materno pianto;
Ma pensa che felice or qui son io, 92Che degli sposi mi toccò il più santo;
Che siccome eri tu l’angiolo mio,
Angiolo or son che aleggio a te d’accanto,
E, qual tu provvedevi a’ gaudii miei, 96Così di me perenne cura or sei.
Duo carissimi spiriti celesti
Meco sempre su te stanno vegliando,
Cui pochi giorni tu per prole avesti, 100Poi ratti a Dio volaron giubilando:
Nostra gara è scostare i dì funesti
Dal tuo materno aspetto venerando:
Una di nostre gioie è sul tuo viso 104Certo mirar suggel di Paradiso.