Dato m’avresti, è ver, degno consorte,
E quindi io molto esso pregiato avrei;
E d’esser madre avuto avrei la sorte, 36E rapita m’avriano i figli miei;
Ma come inevitabili di morte
Son su questo o su quello i dardi rei,
Avrei veduto chi sa quali amati 40Anzi a me infelicissima atterrati!
Ah! s’io perduto avessi alcun di loro,
E te precipuamente, o madre mia,
Sì acerbo fora stato il mio martoro, 44Che capir mente d’uom non lo potria!
Commosso fu quell’Ottimo che adoro
Dai dolci sensi ch’egli in me nodrìa,
E perchè strazi io non avessi atroci, 48Una invece mi diè di molte croci.
Quest’una era il lasciarvi, o miei diletti,
E più, madre, il lasciar te sì dogliosa:
Pesante croce fu! la ricevetti 52Come don dell’Eterno ond’era io sposa:
Premendola al mio sen, piansi e gemetti,
Ma investimmi Ei di grazia generosa:
Pesante croce! ma in serrarla al core 56Sentii che al cor serrava il mio Signore!