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E le lontane madri amin che nuora
     Vergin ne venga di Saluzzo, e questa
     135Abbian figliuola reverente ognora;

E la straniera vergin, che fu chiesta
     Da garzon saluzzese, in cor sorrida
     138Come a lampo di grazia manifesta!

Pera ogni spirto vil, se in te s’annida!
     Vi regni indol pietosa ed elegante,
     141E magnanimo ardire, e amistà fida!

Mai non cessino in te fantasìe sante,
     Che in dottrina gareggino, e sien luce
     144A chi del bello, a chi del vero è amante;

E del saver tra’ figli tuoi sia duce
     Non maligna arroganza, invereconda,
     147Ma quella fè che ad ogni bene induce;

Quella fede che agli uomini feconda
     Le mentali potenze, a lor dicendo,
     150Ch’uom non solo è dappiù di belva immonda,

Ma può farsi divin, virtù seguendo!
     Ma dee farsi divino, o di viltate
     153L’involve eterno sentimento orrendo!