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Più d’un estero suol di canti degno
     Porse a mie luci attonite dolcezza,
     30E alti pensieri mi parlò all’ingegno:

Ma tu mi parli al cor con tenerezza,
     Qual madre che portommi infra sue braccia,
     33E sul cui sen dormito ho in fanciullezza.

Ben è ver che stampata ho breve traccia
     Teco, o Saluzzo, e il dì ch’io ti lasciai
     36A noi già lontanissimo s’affaccia.

Pargoletto ancor m’era, e mi strappai
     Non senza ambascia da tue dolci sponde,
     39E, diviso da te, più t’apprezzai.

Perocchè più la lontananza asconde
     D’amata cosa i men leggiadri aspetti,
     42E più forte magìa sul bello infonde.

Felice terra a me parea d’eletti
     La terra di mio Padre, e mi parea
     45Altrove meno amanti essere i petti.

E mi sovvien ch’io mai non m’assidea
     Sui ginocchi paterni così pago,
     48Come quando tuoi vanti ei mi dicea.